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Fondazione
Castello di Padernello

Fondazione Castello di Padernello

La “Fondazione Castello di Padernello” è l’ente che ha l’incarico di gestire, recuperare e promuovere il Castello e il borgo di Padernello, nella Bassa Bresciana.
Il Castello di Padernello, già Castello Martinengo-Salvadego, è stato acquistato il 31 maggio 2005 dal Comune di Borgo San Giacomo (51%) e da privati (49%). In seguito, la quota dei privati è scesa al 22%.
La “Fondazione Castello di Padernello” si dedica attivamente alla ristrutturazione architettonica e alla rivalutazione culturale di questo considerevole monumento storico. Essa non ha scopo di lucro e ha come obiettivo non solo l’ottimizzazione del Castello, ma anche di tutta la zona circostante. Negli ultimi due anni, la Fondazione si è proposta di consolidare e integrare la governance, pur proseguendo ad alimentare l’importante lavoro delle persone che si offrono in qualità di volontarie, dedicando tempo e passione al recupero del Castello e del borgo.
La “Fondazione Castello di Padernello” vuole essere un soggetto chiave per un nuovo e rinnovato rapporto tra essere umano, storia e natura, recuperando valori fondati sull’educazione alla salvaguardia del patrimonio culturale.

Un po’ di storia

La storia del Castello di Padernello, ora Borgo San Giacomo, e del suo borgo rurale delle antiche terre gabianesei, risale al 1391.
Dopo le prime fortificazioni, il maniero, che fu della nobile casata dei Martinengo, ramo dei Conti di Padernello o della Fabbrica fino al 1834, fu portato a compimento. Nel ‘700, secondo gli usi dell’epoca, venne trasformato in villa signorile e prese la forma che contempliamo oggi, a opera della famiglia Salvadego Molin Ugoni. Nel 1965, il Castello di Padernello fu abbandonato dall’ultimo suo abitante, il Conte Filippo Molin Ugoni Salvadego.
In disgrazia, il Castello venne ricoperto di rovi, esposto al saccheggio e all’incuria umana, nonostante fosse stato definito, nel 1912, di alto pregio architettonico e di interesse nazionale da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.
Il Castello cadde presto nel dimenticatoio, ad eccezione di un gruppo di visionari – gli “Amici del Castello” – che negli anni ’80 restaurarono l’antica posteria – negozio di alimentari, ora divenuta un’osteria – l'”Aquila Rossa”, simbolo imperiale dei Martinengo, con l’intento di salvare il maniero e valorizzare l’antico borgo.
Nel 2002, una copiosa nevicata fece crollare una parte del maniero e le antiche cucine. Fu questo increscioso episodio che destò la coscienza collettiva: grazie a questa sventura e alla buona volontà degli uomini, infatti, il Castello è nato a nuova vita.

Le attività culturali

Al contempo, la “Fondazione Castello di Padernello” sostiene tutta una serie di iniziative e manifestazioni culturali ed enogastronomiche, tra cui: mostre, rappresentazioni teatrali (alcune autoprodotte), congressi, kermesse cinematografiche, rassegne di musica, danza, concerti e opere liriche, visite guidate anche per scolaresche, archivi e laboratori didattici su natura e storia del luogo.
Molte personalità di rilievo sono passate al Castello, tra cui: Marco Vannini, Giulio Giorello, Salvatore Natoli, Silvano Agosti, Vito Mancuso, Jean-Luc Nancy, Stefano Benni, Massimo Zamboni, Franco Arminio.
Nel 2008, l’artista Giuliano Mauri realizza il Ponte San Vigilio, che collega la strada vicinale di Borgo San Giacomo con Padernello, permettendo, così, di riaprire il limes romano della centuriazione augustea che collegava San Paolo a Quinzano.

Storia, cultura e … leggenda

Attorno al Castello di Padernello, ruota una misteriosa leggenda: si crede che un fantasma alleggi per le stanze del maniero, fantasma che il popolo ha denominato come “Dama Bianca”. Si tratterebbe di una figura vestita di bianco che ogni 10 anni, il 20 luglio, tornerebbe al Castello con in mano un segreto scritto su un libro d’oro alla ricerca di chi la possa ascoltare.
La leggenda affonda le proprie radici nella figura di Biancamaria Martinengo (1466-1480), figlia del conte e condottiero Gaspare Martinengo e Caterina Colleoni. Biancamaria è descritta come una ragazza malinconica, pallida e debole di salute, sia nel corpo che nello spirito. Aveva una passione per la natura e il silenzio, e detestava le violenze e le angherie tipiche del mondo militare del padre.
Il 20 luglio 1480, Biancamaria era a cavalcioni sui merli del castello. Complice il buio della sera, scambiò la suggestiva luce delle lucciole per una magia. La ragazzina si sporse troppo, precipitando drammaticamente nel fossato del Castello.
La leggenda vuole che Biancamaria, nell’anniversario della sua morte, torni sulla terra trasfigurandosi nella Dama Bianca con in mano un libro dorato aperto contenente il suo segreto. Un segreto che la fa vagare di continuo.

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