Il Calao è un uccello della famiglia dei bucerotidi, diffuso in Asia e Africa. Ha un grosso becco di forma strana, a volte dentato, più o meno ricurvo e compresso e in molti casi sormontato da protuberanze o formazioni cornee particolari. All’epoca della cova, i Calao depongono le uova nelle cavità degli alberi. Il maschio imprigiona la femmina all’interno del nido, murandone l’ingresso con un impasto di fango, argilla e materiali vegetali, lasciando solo un piccolo pertugio attraverso il quale provvede al nutrimento della compagna e in seguito dei piccoli. È ritenuto un animale mitico per la quasi totalità dei popoli dell’Africa centrale e occupa un posto particolarmente rilevante nella mitologia dell’etnia Senufo, una popolazione insediata nei territori tra il Burkina Faso, il Mali e la Costa d’Avorio. È da loro ritenuto l’uccello primordiale, uno dei primi cinque animali apparsi sulla terra insieme al serpente, al camaleonte, al coccodrillo e alla tartaruga. È il loro protettore per eccellenza e viene rappresentato in statue e maschere dalle forme spesso astratte o simboliche, presentate durante i riti legati alla fertilità. Il lungo becco simboleggia il pene che, nella statuaria, si congiunge al ventre femminile rigonfio: ingravida se stesso in una forma di ermafrodismo simbolico. Il modo in cui il maschio infila il lungo becco nella cavità dell’albero per portare il nutrimento alla femmina viene interpretato come un vero e proprio atto sessuale e l’assistenza che egli porta alla famiglia serve d’esempio all’uomo probo. Secondo i Senufo, il calao trasporta le anime dei morti all’altro mondo ed è presente in tutti i riti poro (la società d’iniziazione segreta dell’etnia). Oltre che simbolo di fecondità presenta altri aspetti cari all’etnia: il dorso massiccio e le larghe ali lo aiutano a sopportare il peso della discendenza; il grosso ventre simboleggia la conoscenza e il sapere nascosto che non si svela alla prima occhiata; il becco lungo e appuntito rappresenta colui che parla poco e con onore. Per questo viene rappresentato anche come messaggero che trasmette i segreti del mondo invisibile all’indovino e gli vengono attribuiti poteri magici benefici. Alcuni popoli, come i Dogon, i Bamana e i Mande cospargono le statue degli Antenati con guano di calao mescolato a terra (forza femminile) e gusci triturati d’uovo di serpente (forza maschile) come rito propiziatorio per la fertilità. Secondo un proverbio ivoriano il Calao dice: “È perchè un solo occhio deforma la verità che guardo dapprima con l’occhio destro e poi con quello sinistro”. Il calao della Collezione Garuti presentato al Castello di Padernello proviene dal Mali, ha un’altezza di 155 cm e pesa circa 15 kg. È scolpito su legno rivestito di stoffa rossa, lamine di rame intarsiate e fissate con chiodini, peli di animali e occhi in metallo.