I Bamana o Bambara sono un’etnia del Mali, grande paese a forma di farfalla il cui nome, nella loro lingua significa Ippopotamo, mentre Bamako, la capitale, in lingua Bambara significa Coccodrillo.
Col termine Bambara – “gli infedeli” – i vicini popoli islamizzati designano questa numerosissima popolazione sudanese, che nel passato fondò stati potenti e civili. Animisti, fieri delle loro tradizioni e della loro antica gloria, hanno conservato quei culti tradizionali che imprimono all’arte Bambara il principale impulso. Si può dire, senza forzare troppo il termine, che la teologia determina sempre la loro estetica. L’intaglio in legno spetta alla casta dei fabbri – oggetto di disprezzo ed insieme di timore, essendo considerati stregoni – cui spetta l’incarico non solo delle attività tecniche ma anche di numerosi rituali e della divinazione.
Altra figura importante sono i Griot poeti cantautori che si tramandano oralmente le storie, le leggende e i racconti legati sia alle tradizioni, sia alle imprese delle famiglie importanti, sia agli eventi storici più significativi del regno (guerre vinte, incoronazione di Re, eccetera). Le statue equestri come quella della Collezione Garuti, erano l’emblema dei riti di Jo o Djo, la società iniziatica maschile il cui culto celebra la fertilità. Le scarificazioni, ovvero le incisioni sulla pelle del viso e del corpo che producono cicatrici permanenti, indicano la casta e la classe del personaggio raffigurato.
La scultura proviene dell’area di Ségou, in Mali, ha un’altezza di 130 cm circa e pesa 23,5 kg.